Quello che non è accettabile è vedere tale termine utilizzato ormai ovunque anche quando c'entra ben poco con il contesto. Prendiamo ad esempio l'articolo uscito lo scorso 7 ottobre su Repubblica (cartaceo) nel quale venivano esposte egregiamente le nuove prospettive sull'editoria elettronica. A parte qualche imprecisione, devo dire che si tratta di un articolo degno del prestigio della testata su cui è pubblicato. Il problema infatti non sta nel testo dell'articolo, ma nel titolo! Vi invito a leggere l'articolo e a dirmi che cosa c'entrano i "pirati del libro" con i concetti esposti nel testo.
Proporrei una tassa sull'uso del termine "pirateria", in modo che chi lo usa a sproposito (cioè più o meno nel 90% dei casi) deve pagare una somma all'erario; somma con cui poi si potranno finanziare archivi pubblici e biblioteche o in generale fare investimenti sulla cultura.
