Questo è un estratto del mio capitolo "La creazione di opere di design con AI generativa e la gestione della proprietà intellettuale" all'interno del libro "Il design nell’era della creatività artificiale. Nuove sfide per la progettazione e la didattica" (Ledizioni, 2024) [vai al libro] e a mio avviso è la risposta più chiara che potrei fornire alla domanda "I sistemi di AI generativa copiano?". Dalla sua lettura potrete capire che in realtà il problema è già nella domanda, che è mal posta e fuori focus.
Di seguito riporto anche l'embedd di un video registrato durante una lezione di master nel maggio 2024, in cui spiego più o meno gli stessi concetti, toccando anche il tema dell'addestramento dei sistemi AI.
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«Possiamo quindi dire che, se diamo in pasto a un sistema Al un grande dataset di immagini, esso lo analizza non tanto cercando di "copiare" i vari contenuti, quanto cercando il più possibile di imparare a creare strutture simili, emulando il sistema di apprendimento umano. Nella rete neurale quindi non vengono salvate copie delle immagini, ma di esse viene fatta una proiezione statistica, da esse vengono tratti dei pattern numerici che permetteranno poi all'Al di generare cose credibili, il più possibile simili a quelle che un essere umano creerebbe se chiamato a svolgere lo stesso compito. Più che un'attività di copia in senso proprio, sembra dunque un'attività di estrazione e reimpiego di dati, che attiene non tanto al campo d'azione del diritto d'autore in senso classico quanto al diritto sui generis del costitutore di banca dati.»
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