Due agghiaccianti verità: il contenuto è morto (soprattutto quello scritto) e i convegni sono ormai solo vetrine (vuote)
Riporto due post di LinkedIn che fotografano in modo impietoso due agghiaccianti verità dei nostri tempi (o almeno agghiaccianti per uno come me; per altri potrebbero essere pure motivo di giubilo).
La prima ben descritta da Riccardo Scandellari (consulente di comunicazione, blogger, autore di libri) è la conclamata morte del contenuto, in particolare quello scritto ma in generale tutto ciò che richieda attenzione, riflessione e approfondimento. Perché nell'era dei social media contano più le connessioni tra le persone e meno ciò che queste persone dicono/scrivono; e in fondo ci sono più contenuti (per lo più superficiali e raffazzonati) che fruitori. Leggete attentamente il post; è molto illuminante.
La seconda sottolineata da Biagio Riccio (avvocato) è la vanità dei convegni, trasformatisi in mere vetrine in cui manca un vero atteggiamento di apprendimento e di approfondimento teorico, in cui l'unico vero obiettivo è l'ottenimento dei crediti. Riccio è a mio avviso forse un po' troppo severo e pessimista; tuttavia stigmatizza a ragione la cosiddetta "convegnomania". Se la prende in particolare con alcuni convegni di avvocati (categoria a cui appartengo anch'io) ma credo che la sua fotografia sia applicabile più o meno a tutte le categorie di professionisti e – e forse ancora di più – di imprenditori.
Riporto gli embedd dei due post qui sotto.
IL POST DI RICCARDO SCANDELLARI (link)
IL POST DI BIAGIO RICCIO (link)
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