Come sappiamo il vaccino anti-COVID di Pfizer/Biontech prevede due somministrazioni, con un intervallo di 21 giorni. Significa che se Caio riceve la prima iniezione il 10 gennaio, dovrebbe essere contattato per poi ricevere il cosiddetto "richiamo" attorno al 31 dello stesso mese.
È notizia di ieri che il Regno Unito, paese che - com'è noto - ha anticipato i tempi del piano vaccinazioni rispetto a tutti gli altri paesi occidentali, ha deciso di contraddire le indicazioni dell'azienda produttrice e di somministrare le due dosi con un intervallo molto più ampio, di circa 12 settimane. In questo scenario, Sempronio riceve la prima iniezione il 10 gennaio, riceverà il richiamo attorno all'inizio di aprile. L'obiettivo sarebbe quello di cercare di immunizzare parzialmente il numero più alto di cittadini in tempi stretti.
I responsabili dell'autorità medica britannica hanno detto che la gran parte della protezione proviene dalla prima dose, dichiarando: "È probabile che la seconda dose di vaccino sia molto importante per la durata della protezione, e ad un intervallo tra dosi appropriato può aumentare ulteriormente l'efficacia del vaccino". E ancora: "A breve termine, è probabile che l'aumento aggiuntivo dell'efficacia del vaccino dalla seconda dose sia modesto; la grande maggioranza della protezione iniziale dalla malattia clinica è dopo la prima dose di vaccino".
Indubbiamente, in quel modo ci si troverebbe in grado di vaccinare il doppio della popolazione e quindi si confiderebbe in un effetto immunizzante, benché parziale, su una popolazione più ampia. Tuttavia la decisione ha destato subito perplessità nello stesso Regno Unito, dove la British Medical Association (il sindacato nazionale dei medici) ha affermato che cancellare i pazienti prenotati per la seconda dose è stato "gravemente ingiusto"; e Pfizer ha ribadito che i dati su cui si è basata la validazione del vaccino riguardano due somministrazioni con intervallo di 21 giorni.
Nell'articolo di BBC.com si legge anche l'analisi di Nick Triggle (in inglese).
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NOTA: no, non sono un virologo né un epidemiologo e non ho le competenze per esprimere un'opinione qualificata a riguardo; mi sono infatti limitato a riportare una notizia che, a quanto pare, non è stata molto diffusa sui media italiani. Sarebbe invece utile e interessante che qualcuno che ha le competenze per giudicare questa scelta del Regno Unito aggiunga elementi e informazioni.
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