Grazie al preziosissimo Mauro Alovisio, è emerso un documento davvero importante sul tema della gestione della privacy nell'attività di diffusione delle sentenze (tema a me molto caro a causa del progetto JurisWiki lanciato negli scorsi mesi). Come saprete anche grazie alle ricostruzioni uscite in questi mesi [vedi ad esempio Privacy e sentenze: un quadro che non quadra (neanche per la Cassazione)], il Garante Privacy aveva inviato nell'ottobre 2014 una lettera pubblica al Presidente della Cassazione segnalando alcune fondamentali problematiche relative al sito www.italgiure.giustizia.it/sncass/. La posizione della Cassazione su questo controverso aspetto è stata affidata ad un comunicato stampa unicamente cartaceo e perciò rimasto poco visibile online. Lo riporto qui integralmente per completare finalmente il quadro.
In riferimento alla notizia pubblicata dal Corriere della Sera in data odierna(*) circa la lettera indirizzata dal Garante per la protezione dei dati personali alla Corte di Cassazione a seguito della diffusione nel testo integrale (compresa l'indicazione delle parti) delle sentenze civili degli ultimi cinque anni sul proprio sito web, la corte precisa di essersi mossa rigorosamente all'interno del percorso della normativa di settore, rispettandone non solo la lettera (art. 51 e 52 d.leg. 30 giugno 2003 n. 196), ma anche lo spirito, del quale è coerente espressione la deliberazione, adottata dalla stessa autorità garante, in data 2 dicembre 2010 (recante le "linee guida in materia di trattamento di dati personali nella riproduzione di provvedimenti giurisdizionali per finalità di informazione giuridica").
Ciò ha fatto traendo tra l'altro conforto, quanto alle modalità ed agli obiettivi dell'iniziativa, proprio da analoghe e autorevoli esperienze provenienti dalla corti sovrannazionali -- Corte europea dei diritti dell'uomo e Corte di giustizia europea -- i cui siti web istituzionali (rispettivamente http://echr.coe.int e http://curia.europa.eu) consentono, da tempo, a chiunque di accedere liberamente a tutte le sentenze nel loro testo integrale, comprensivo anche dei dati identificativi delle parti (i quali, addirittura, costituiscono una delle chiavi di ricerca utilizzate nei rispettivi archivi di giurisprudenza). Profilo, quest'ultimo, che la Corte di cassazione ha tenuto in attenta considerazione, adeguandosi alle specifiche indicazioni poste dalla normativa interna e così provvedendo all'oscuramento dei dati identificativi delle parti, secondo la lettera e lo spirito della legge italiana.
Di tanto è stato informato il Garante per la protezione dei dati personali al quale, in ragione della segnalazione di una problematica del tutto nuova e assolutamente delicata, è stata dichiarata la piena disponibilità ad un confronto per ogni utile approfondimento.
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*In data 9 ottobre 2014 risultano pubblicati due articoli sul tema:
- Cassazione (troppo) trasparente. Online le sentenze con tutti i nomi
- Sentenze a portata di clic. Dubbi privati in atti pubblici
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Corte di cassazione: comunicato stampa del 9 ottobre 2014
(tratto da "Il foro italiano", fasc. 10 del 2014)
In riferimento alla notizia pubblicata dal Corriere della Sera in data odierna(*) circa la lettera indirizzata dal Garante per la protezione dei dati personali alla Corte di Cassazione a seguito della diffusione nel testo integrale (compresa l'indicazione delle parti) delle sentenze civili degli ultimi cinque anni sul proprio sito web, la corte precisa di essersi mossa rigorosamente all'interno del percorso della normativa di settore, rispettandone non solo la lettera (art. 51 e 52 d.leg. 30 giugno 2003 n. 196), ma anche lo spirito, del quale è coerente espressione la deliberazione, adottata dalla stessa autorità garante, in data 2 dicembre 2010 (recante le "linee guida in materia di trattamento di dati personali nella riproduzione di provvedimenti giurisdizionali per finalità di informazione giuridica").
Ciò ha fatto traendo tra l'altro conforto, quanto alle modalità ed agli obiettivi dell'iniziativa, proprio da analoghe e autorevoli esperienze provenienti dalla corti sovrannazionali -- Corte europea dei diritti dell'uomo e Corte di giustizia europea -- i cui siti web istituzionali (rispettivamente http://echr.coe.int e http://curia.europa.eu) consentono, da tempo, a chiunque di accedere liberamente a tutte le sentenze nel loro testo integrale, comprensivo anche dei dati identificativi delle parti (i quali, addirittura, costituiscono una delle chiavi di ricerca utilizzate nei rispettivi archivi di giurisprudenza). Profilo, quest'ultimo, che la Corte di cassazione ha tenuto in attenta considerazione, adeguandosi alle specifiche indicazioni poste dalla normativa interna e così provvedendo all'oscuramento dei dati identificativi delle parti, secondo la lettera e lo spirito della legge italiana.
Di tanto è stato informato il Garante per la protezione dei dati personali al quale, in ragione della segnalazione di una problematica del tutto nuova e assolutamente delicata, è stata dichiarata la piena disponibilità ad un confronto per ogni utile approfondimento.
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*In data 9 ottobre 2014 risultano pubblicati due articoli sul tema:
- Cassazione (troppo) trasparente. Online le sentenze con tutti i nomi
- Sentenze a portata di clic. Dubbi privati in atti pubblici
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