La tentazione di gridare "Aboliamo la SIAE!" è forte di questi tempi; ma se vogliamo parlare di un superamento dell'attuale modello di gestione collettiva in Italia è importante tener presenti alcuni aspetti delicati. Li ho messi in luce in questo mio intervento.
Nelle scorse settimane infatti il sito Conversomag.com ha aperto una rubrica dedicata al dibattito sull'innovazione della SIAE e intitolata "Sapore di SIAE". Vi si trovano alcune informazioni di base sul funzionamento dell'ente, un sondaggio aperto al pubblico e vari interventi di esperti del settore (artisti, editori, giuristi...). Oggi è uscito il mio contributo al dibattito: eccolo riportato di seguito.
Nelle scorse settimane infatti il sito Conversomag.com ha aperto una rubrica dedicata al dibattito sull'innovazione della SIAE e intitolata "Sapore di SIAE". Vi si trovano alcune informazioni di base sul funzionamento dell'ente, un sondaggio aperto al pubblico e vari interventi di esperti del settore (artisti, editori, giuristi...). Oggi è uscito il mio contributo al dibattito: eccolo riportato di seguito.
La questione dell’abolizione della SIAE è molto delicata, perché, nonostante i mostruosi segni di malfunzionamento (che sono già stati messi in luce in moltissime altre sedi e su cui quindi non mi dilungo), ad oggi non esiste altro ente in grado di svolgere in modo efficiente l’attività svolta finora da SIAE. Chi spinge con irruenza verso la radicale abolizione è perchè non ha ben chiara la complessità della situazione e quante siano le funzioni demandate a SIAE. Ne consegue che una liberalizzazione della gestione collettiva dei diritti d’autore fatta in modo sconsiderato e avventato rischierebbe di creare ulteriore confusione e aumentare le storture del sistema. Il problema di fondo è che la SIAE incarna in sé non solo funzioni di “rappresentanza” degli interessi dei titolari dei diritti (autori ed editori) ma anche funzioni di “controllo” ramificate in tutto il territorio nazionale. In altre parole, la SIAE non è solo l’ente che (in regime di monopolio) rappresenta gli interessi dei creativi ma è anche una grande rete (burocratizzata e dai meccanismi spesso obsoleti) di uffici e incaricati che si occupano di rilasciare i permessi e di effettuare i vari controlli sul territorio nazionale.
Il primo passo da compiere sarebbe a mio avviso proprio quello di trovare il modo per scindere queste due funzioni della SIAE (e di farlo in ottica di efficienza ed economicità): da un lato creare un ente pubblico che, con regole chiare e con massima trasparenza, si occupi del controllo e dei rapporti con gli utilizzatori delle opere, dall’altro liberalizzare l’aspetto della gestione dei diritti e della rappresentanza degli autori, stabilendo chiare regole per garantire in modo equo e trasparente l’accesso a questa attività da parte dei soggetti privati (associazioni, consorzi, etc.). Inoltre, tutto ciò deve essere fatto con una prospettiva il più possibile internazionale o quanto meno europea, dato che ci troviamo in un mercato del copyright ormai globalizzato. E ciò aggiunge altri aspetti di delicatezza e cautela.
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