Il caso Aliprandi vs Franco Angeli sulle Creative Commons entra nella letteratura scientifica

La copertina del fascicolo in cui
compare l'articolo
Scopro con viva e vibrante soddisfazione (cit.) che Roberto Caso (professore associato presso l'Università di Trento nonché uno dei più brillanti studiosi italiani nell'ambito del diritto delle nuove tecnologie e della proprietà intellettuale) ha pubblicato un breve articolo di commento della sentenza che mi ha visto parte attrice contro la casa editrice Franco Angeli per una diatriba giudiziale legata alla pubblicazione del mio libro "Apriti standard!" (vedi le puntate precedenti).
L'articolo è uscito per la nota rivista "Il diritto dell'informazione e dell'informatica" (v. 31, n. 2, 2015, p. 322-326) edita da Giuffré ed è intitolato "Il debutto in sordina delle licenze Creative Commons: questioni di responsabilità precontrattuale". Questa pubblicazione, essendo in una delle più prestigiose riviste di settore, fa sì che questa vicenda assuma una ben più ampia visibilità anche all'interno della comunità scientifica dei giuristi attenti a questi temi; e per questo non posso far altro che ringraziare il professor Caso.

Percorrendo brevemente l'ottimo articolo, ecco come viene ricostruito il fatto:
L’attore in qualità di autore di un libro aveva instaurato trattative con una nota casa editrice italiana manifestando fin da subito l’esigenza e la volontà di pubblicare l’opera con una licenza CC. L’editore sembrava accedere alle richieste dell’autore e spediva allo stesso un contratto standard che veniva appositamente modificato con l’obiettivo di autorizzare l’uso della licenza CC. Successivamente l’autore rispondeva via email “suggerendo” un’ulteriore modifica. A quel punto l’autore riteneva accettata la controproposta e concluso il contratto, richiedendo però la formalizzazione per iscritto del medesimo. 
Tuttavia (come avevo già avuto modo di raccontare nei miei precedenti articoli) dopo lunghe attese e dopo altre scarne comunicazioni, improvvisamente
l’editore comunicava l’intenzione di non procedere alla pubblicazione per incompatibilità tra la strategia di pubblicazione della casa editrice basata sulla cessione dei diritti economici (all’editore stesso) e la licenza CC. A quel punto l’attore – peraltro giurista esperto della materia del diritto d’autore e delle licenze CC – citava in giudizio l’editore per violazione dell’obbligo di correttezza nelle trattative precontrattuali.
A livello invece di analisi delle questioni giuridiche emergenti (paragrafo 3 dell'articolo), viene posto il focus sul nodo centrale della vicenda: quello della responsabilità precontrattuale dovuta ad una interruzione delle trattative che, anche agli occhi del giudice, appare arbitraria in quanto unicamente giustificata da una poco chiara impossibilità da parte dell'editore di applicare una licenza Creative Commons all'opera.
Il giudice ritiene che le trattative fossero sicuramente connotate da serietà tale da ingenerare il legittimo affidamento dell’autore nella conclusione del contratto di edizione [...].L’interruzione delle trattative appare arbitraria soprattutto se riconnessa alla richiesta dell’autore di far uso di una licenza CC per la distribuzione al pubblico dell’edizione digitale. In realtà, un’associazione interessata alla materia trattata nel volume aveva dichiarato di voler procedere alla sponsorizzazione del volume. Dal che si deduce che il modello di business era praticabile e il contratto di edizione avrebbe avuto una solida causa: l’editore poteva contare sulla remunerazione corrisposta dallo sponsor.
Infine, come conclusione del suo utile commento, Caso sottolinea che l'interesse teorico-dottrinale per questa sentenza risiede nella fattispecie in sé. Essa infatti
dimostra che le licenze Creative Commons stanno diventando una realtà di notevole e diffusa importanza. In particolare, nel campo dell’editoria scientifica le CC assumono un valore strategico rappresentando una delle leve per l’attuazione del principio dell’Open Access.

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