Condivido di seguito la prefazione/presentazione che ho scritto per l'edizione italiana (da me curata) del libro "The battle for open" di Martin Weller. Maggiori informazioni sul libro qui: https://aliprandi.org/battaglia-open/.
Era l’inizio del 2018 quando Andrea Mangiatordi, ex collega di dottorato e “compagno di avventure” in vari progetti accademici e divulgativi, mi ha segnalato questo libro. Da un po’ di tempo riflettevo sull’ipotesi di curare la traduzione di un libro che si occupasse dei miei temi e che fosse liberamente ripubblicabile per effetto di una licenza open. All’inizio rimasi un po’ freddo, perché il libro si occupava di open education e aveva quindi una vocazione un po’ diversa rispetto alla mia, più orientata agli aspetti giuridici dell’openness. Poi però iniziai a sfogliare l’opera di Weller apprezzandone la completezza e l’approccio; e presto mi trovai a pensare che tradurre quel libro sarebbe stato per me un buon modo per imparare qualcosa di nuovo e per ampliare il pubblico.
Ne parlai a Nicola Cavalli di Ledizioni e anche lui si mostrò favorevole al progetto. Quindi iniziai a lavorarci coinvolgendo anche Luna Guaschino per un supporto tecnico-linguistico sulla traduzione. L’idea, ammetto molto ingenua, era di concludere il lavoro nel giro di pochi mesi e di mandare presto in stampa l’opera. D’altronde l’edizione in lingua inglese risaliva già a quattro anni prima; e sappiamo tutti quanto le opere letterarie su questi argomenti sono soggette a una veloce obsolescenza.
Purtroppo, come spesso accade, le cose non vanno sempre lisce e i tempi si dilatano, ancora più quando si tratta di progetti avviati senza finanziamenti e portati avanti nei ritagli di tempo a margine di un’attività lavorativa di per sé sufficientemente complessa e densa. A ciò si aggiunga la proposta sopraggiunta nell’autunno del 2019 da parte dell’editore Apogeo di scrivere un nuovo libro (poi diventato “Software licensing & data governance” di recente pubblicazione), nonché l’irruzione devastante e imprevedibile della pandemia COVID-19, definitivo colpo di grazia per gli equilibri delicati della pianificazione dei miei progetti.
Quando finalmente ho trovato la serenità e il tempo per finire e revisionare la traduzione, mi sono purtroppo reso conto di quanto alcuni passaggi del libro risultassero ormai obsoleti. Non tanto nella parte teorica e “filosofica”, che a mio avviso è pienamente valida e probabilmente rimane ancora oggi una delle meglio riuscite; mi riferisco piuttosto alle parti in cui si riportano dati quantitativi e in cui si parla di fenomeni che all’epoca della stesura di Weller (2014) erano ancora in via di stabilizzazione e che oggi sono invece realtà consolidate se non addirittura superate.
In effetti è una criticità prevedibile quando si mettono le mani su libri così infarciti di concetti provenienti e strettamente connessi con l’ambito tecnologico, per di più in un’epoca come questa in cui quasi ogni anno nasce una nuova tecnologia rivoluzionaria.
E poi la pandemia... che dire?! Nessuno avrebbe mai potuto prevedere uno sconvolgimento simile per il mondo occidentale; nessuno avrebbe mai pensato che centinaia di milioni di persone sarebbero state forzate a stare chiuse in casa per interi mesi e a trasferire buona parte delle loro attività dal mondo reale a quello virtuale della rete, comprese le attività di apprendimento, di studio, di insegnamento e di divulgazione scientifica di cui tratta proprio questo libro.
Indubbiamente Weller si troverebbe a rivedere molti passaggi dell’opera ora che, nel momento in cui sto scrivendo questa prefazione, la didattica a distanza o, come più propriamente viene chiamata, la didattica digitale integrata non è più un’opzione, non è più un’alternativa, bensì è diventata la regola per molti moltissimi studenti e docenti.
Dunque ho forse peccato di ingenuità quando mi sono messo a lavorare a questa traduzione, oppure semplicemente la fortuna non mi ha assistito molto a questo giro. Ad ogni modo, è così che a fine 2020 mi sono trovato nel dilemma di aver lavorato per mesi su una traduzione che da un lato era pronta per essere pubblicata dall’altro lato era una lettura che ad alcuni sarebbe parsa fuori dal tempo.
Ecco che qui è diventato provvidenziale il supporto di Elena Giglia, con la quale ho già avuto modo di collaborare sia in alcune iniziative di formazione sia nella realizzazione del libro a più mani “Fare Open Access” del 2017. L’appendice di Elena permette di riallineare con le evoluzioni degli ultimi anni le riflessioni di Weller e gli studi da lui citati nel corso dell’opera.
Simone Aliprandi (dicembre 2020)
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