Questa è una delle domande che si trovano nei test preliminari dei miei corsi. In sostanza si tratta di questionari somministrati prima dell'inizio dei corsi con lo scopo di fornire al docente indicazioni sul livello di conoscenza e consapevolezza dei corsisti sugli argomenti del corso.
Questa domanda secondo me è un'ottima cartina tornasole per vedere quanto gli utenti dei servizi Internet – e in questo specifico caso dei servizi di geolocalizzazione – siano consapevoli del fenomeno big data e del concetto di crowdsourcing, che impregnano la nostra vita quotidiana da "uomini digitali" e sui quali si fonda una buona fetta dell'economia globale contemporanea.
In questo grafico mostro il risultato di un test da me somministrato negli scorsi mesi. Volutamente non fornisco specifiche indicazioni di luogo e tempo che permettano di capire a quale corso faccio riferimento; posso però dire che si tratta di un corso di formazione rivolto a soggetti con livello di istruzione medio-alto (almeno laurea triennale), tutti dipendenti pubblici, di età compresa tra i 40 e i 55 anni.
Quando alla fine del test faccio la domanda: "ma quanti di voi utilizzano Google Maps come navigatore?" un buon 80/90% alza la mano. Dunque lì emerge la mia vena pedante e faccio notare che allora in teoria quasi tutti avrebbero dovuto rispondere correttamente, dato che i termini d'uso dell'applicazione segnalano chiaramente (con avvertenze che spesso ricompaiono in corrispondenza degli aggiornamenti) che i dati forniti dagli utenti verranno raccolti dal provider e che poi tali dati saranno utilizzati per migliorare e perfezionare il servizio.
Ah, dimenticavo...
Per chi non avesse colto, la risposta esatta è la D, cioè "sono gli stessi utenti a fornire i dati a Google attraverso l'utilizzo dell'applicazione". Ciò nonostante quasi sempre la maggioranza dei rispondenti sceglie la B mostrando una certa ingenuità.
Questa domanda secondo me è un'ottima cartina tornasole per vedere quanto gli utenti dei servizi Internet – e in questo specifico caso dei servizi di geolocalizzazione – siano consapevoli del fenomeno big data e del concetto di crowdsourcing, che impregnano la nostra vita quotidiana da "uomini digitali" e sui quali si fonda una buona fetta dell'economia globale contemporanea.
Come fa Google Maps a conoscere in tempo reale la situazione del traffico in buona parte del pianeta?
In questo grafico mostro il risultato di un test da me somministrato negli scorsi mesi. Volutamente non fornisco specifiche indicazioni di luogo e tempo che permettano di capire a quale corso faccio riferimento; posso però dire che si tratta di un corso di formazione rivolto a soggetti con livello di istruzione medio-alto (almeno laurea triennale), tutti dipendenti pubblici, di età compresa tra i 40 e i 55 anni.
Quando alla fine del test faccio la domanda: "ma quanti di voi utilizzano Google Maps come navigatore?" un buon 80/90% alza la mano. Dunque lì emerge la mia vena pedante e faccio notare che allora in teoria quasi tutti avrebbero dovuto rispondere correttamente, dato che i termini d'uso dell'applicazione segnalano chiaramente (con avvertenze che spesso ricompaiono in corrispondenza degli aggiornamenti) che i dati forniti dagli utenti verranno raccolti dal provider e che poi tali dati saranno utilizzati per migliorare e perfezionare il servizio.
Ah, dimenticavo...
Per chi non avesse colto, la risposta esatta è la D, cioè "sono gli stessi utenti a fornire i dati a Google attraverso l'utilizzo dell'applicazione". Ciò nonostante quasi sempre la maggioranza dei rispondenti sceglie la B mostrando una certa ingenuità.
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