Si muovono fondazioni, ministri, commissioni e commissari. Abbiamo anche la possibilità di dire la nostra in Europa.
Articolo uscito su Apogeonline il 20 gennaio 2014 e rilasciato con licenza CC by-sa.
Una volta per tutte il diritto d’autore non è più percepito come un tema riservato agli addetti ai lavori e si è compreso quanto le sue vicende siano legate a doppio filo con quelle più ampie della cosiddetta società dell’informazione. Sono in corso proprio in questi giorni varie e interessanti iniziative, sia divulgative che politiche. È appena trascorsa la settimana del copyright, un’iniziativa di divulgazione e sensibilizzazione proposta da Electronic Frontier Foundation e sostenuta da quasi tutti gli enti del settore (Creative Commons compresa). Al suo interno si è tenuto anche un Open Access Day (celebrato il 15 gennaio) nel quale qualcuno ha finalmente fatto presente con un messaggio forte e chiaro che per un autentico open access non basta il semplice accesso aperto (nel senso di gratuito) ad un contenuto digitale, ma è fondamentale che vi siano una chiara e persistente policy di licenze open che attribuisca agli utenti veri e propri diritti di riutilizzo sul contenuto.
In casa nostra, sempre negli stessi giorni, sono arrivate due notizie: la buona, il ministro Massimo Bray ha frenato sulla proposta dell’aumento del compenso per copia privata proposta da SIAE; la cattiva, il dibattito parlamentare sul discusso regolamento AGCOM è stato di fatto soffocato.
Tuttavia, se le istituzioni italiane sembrano sempre avere qualcosa di più urgente di cui discutere rispetto al diritto d’autore, le istituzioni europee invece danno tutt’altro segnale. A dicembre è stata infatti lanciata una consultazione pubblica specificamente dedicata al diritto d’autore, dalla quale la Commissione Europea estrarrà indicazioni essenziali per imbastire una riforma del diritto d’autore su scala transnazionale.
A ricordarci l’importanza di questa consultazione e la scadenza imminente per la sua compilazione (5 febbraio) è la stessa Neelie Kroes, lady di ferro della Commissione Europea, che si è fatta carico di tutti i temi della cosiddetta Agenda Digitale Europea:
Un efficace e moderno sistema di diritto d’autore può ricoprire un ruolo significativo nell’assicurare un vivace mercato unico europeo per i contenuti online; per non parlare della promozione dell’educazione, della scienza e della nostra economia più in generale. C’è anche bisogno di stimolare l’innovazione e promuovere la produzione di nuovi contenuti creativi.L’occasione è unica e va colta. Bisogna ammettere che rispondere a tutte le domande risulta impegnativo, considerata la lunghezza del questionario e stante la documentazione ufficiale disponibile solo in inglese, francese e tedesco; tuttavia in rete ci sono guide (come ad esempio quella curata dal Partito Pirata Italiano e quella curata da Open Knowledge Foundation) che aiutano nella compilazione e nella comprensione dei quesiti.
So che esistono molti punti di vista diversi in merito alla modernizzazione del diritto d’autore; spero dunque che si possano ascoltare molte voci diverse nella nostra consultazione.
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Per chi fosse interessato al tema, ricordo che anch'io nel mio piccolo avevo lanciato un sondaggio online (per la mia tesi di dottorato) sulla percezione del diritto d'autore da parte degli utenti. I risultati completi della ricerca sono disponibili online in modalità open access: http://copyrightsurvey.blogspot.com/
Commenti
Inoltre i ragazzi del Open Knowledge Foundation Germany hanno preparato un ulteriore strumento per una compilazione guidata ancora più semplice http://copywrongs.eu/it/
Yanfry Partito Pirata Italiano
http://ec.europa.eu/internal_market/consultations/2013/copyright-rules/index_en.htm
(Aliprandi certo lo sa, ma è per farlo sapere anche agli altri)
personalmente, a parte i riferimenti sulla durata massima del copyright (15 anni secondo un professore di Oxford), sul sito di Amelia Andersdotter, faccio fatica a trovare valide basi d'appoggio per le altre risposte
secondo me è comunque l'occasione buona per sbugiardare le panzane del cartello del monopolio e spiegare come invece il file sharing incrementi i consumi e gli acquisti (es: io mi consulto i libri dell'avv. Aliprandi in formato digitale, ma se debbo o voglio studiarmeli per bene? Me li compro in cartaceo, l'averli avuti disponibili in formato digitale gratuitamente non esclude affatto la possibilità che io li acquisti)
altri autori invece, prigionieri delle case editrici, non godono di questa pubblicità e promozione e debbono sperare che qualcuno scansioni le loro opere e li promuova col file sharing